martedì 1 ottobre 2013

La campagna Coconuda sulla violenza sulle donne. Ovvero: ma a voi femministe non vi va mai bene niente?

A fine agosto la casa di abbigliamento Coconuda ha lanciato una campagna sul tema della violenza sulle donne. Protagonisti la cantante Anna Tatangelo e un creativo della casa, Fabio Coconuda. Io posso anche fingere che la campagna nasca dall’impegno sociale dell’Impresa Italiana che, consapevole dell’importanza del tema, soprattutto dell’educazione sentimentale dei giovani e delle giovani, vuole sensibilizzare il proprio target contro la violenza sulle donne. 

Ma guardando la foto io ci vedo solo due interpretazioni possibili.

La prima, quella che mi è venuta in mente immediatamente prima di avvicinarmi e leggere claim (anche se molti altri post non concordano). Quella rappresentata è una scena di violenza domestica. Infatti io ho subito pensato che fosse l'ennesima provocazione (come quel detersivo che “cancellava tutte le tracce”).


Lei è accasciata in avanti, camicia scomposta, gambe nude, rannicchiata, e soprattutto ha quella lacrima che le solca il viso. Lui è dietro di lei, appoggiato al muro, a me pare stanco e arrabbiato. Come un uomo che ha appena picchiato la donna che “ama”. I due non si toccano (non c'è alleanza, ci tornerò dopo) lui ha la mano aperta, con un gesto che potrebbe anche essere minaccioso. Anche se sulla mano è scritto 'basta'. A me è sembrata la scena che una volta mi ha raccontato una mia amica che aveva un fidanzato violento. La picchiava, la umiliava, poi si dispiaceva e prometteva che basta, non lo avrebbe fatto mai più. Così lei lo perdonava, ogni volta, per un intero anno. 

La seconda interpretazione, è invece quella paternalistica. Lei è accasciata, lui, non complice ma protettore, alza la mano verso il mondo fuori e dice che ora 'basta'. Da oggi c'è lui che la difende.

Qualunque sia l'interpretazione più plausibile, e quale che fosse l'intenzione del fotografo (o fotografa) e del team creativo, quello che colpisce è l'immaginario sulla violenza e sulla donna che viene veicolato e da cui attinge questa (e molte altre) campagne. La donna è il sesso debole. Non è lei a ribellarsi, fiera e forte, alla violenza. Ha bisogno di un tutore, di qualcuno del sesso forte che la protegga. La donna piange, l'uomo la salva. Come accennavo prima, non si tratta di un'alleanza, che sarebbe indispensabile per un reale cambiamento culturale, ma di un rapporto di dipendenza (o di dominio, è uguale). Il fatto che non si tocchino, che non siano sullo stesso piano, che non dicano basta insieme sono parte di quella visione che, in fondo in fondo, giustifica le violenze domestiche.

Per una volta vorrei vedere donne forti con uomini altrettanto forti, a testa alta, che affrontano la violenza e i violenti, insieme e senza paura, forti di un nuovo immaginario. Ma ci vuole ancora tanta fatica…